Ad ottobre arrivò Siri, il primo assistente vocale per smartphone sul quale Apple ha creato la campagna mediatica per lanciare e commercializzare iPhone 4s. A Febbraio è arrivato S-Voice, la risposta di Samsung a Siri con alcune funzionalità simili e un approccio vocale analogo con il supporto all’italiano, mancante su iOS e adesso pronto ad arrivare con iOS 6. Altre proposte di sviluppatori esterni e software house sono state poi presentate in questi mesi fino all’arrivo di Google.
Confrontando l’annuncio di Google al Google I/O delle nuove funzionalità Voice Search alla presentazione fatta da Apple, verrebbe da pensare che l’implementazione, da parte del gigante della ricerca, delle funzioni vocali sia blanda, non all’altezza del concorrente diretto e tale da non essere sbandierata come una funzionale decisamente importante. Noi, utilizzando da giorni Jelly Bean, non abbiamo ancora apprezzato il nuovo Voice Search viste le limitazioni per la nostra lingua ma, vedendo il video che segue, siamo rimasti basiti davanti alla precisione e potenzialità offerte dall’assistente vocale di Google.
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Il tema della possibile integrazione di un assistente vocale simile a Siri nella UI personalizzata Sense è diventato molto dibattuto nelle ultime ore, a seguito della diffusione di alcuni indizi ad opera dello stesso produttore taiwanese. Tramite la sua pagina ufficiale di Facebook, infatti, HTC ha mostrato un’”enigmatica” schermata che, apparentemente, mostra un software di riconoscimento vocale simile a Siri. Lo screenshot contiene degli elementi abbastanza bizzarri, come la circostanza che il dialogo rappresentato si svolge tra il software e un cane. Al di là di tale aspetto, la dicitura “Top Secret” apposta sull’immagine lasciava supporre che si può potesse trattare di una nuova feature dell’interfaccia Sense al momento in lavorazione. A poche ore di distanza dalla diffusione dello screenshot arriva, tuttavia, la prima smentita ufficiale.
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Nel 2012 se non parliamo con il nostro cellulare probabilmente non siamo cool! Questo è quello che brand di successo come Apple e Samsung vogliono farci credere spingendo software di riconoscimento vocale interattivi e in grado di rispondere in modo naturale alle nostre domande e richieste. Ci stanno riuscendo? La risposta è fondamentalmente NO. Benchè gli sforzi siano apprezzabili e le interfacce di Siri e di S-Voice permettano una discreta interazione riuscendo a rispondere anche a domande dirette (il primo), in realtà riuscire ad avere un’interazione naturale con questi programmi è abbastanza difficile. Aprire il programma (per quanto veloce possa essere), dettare il comando messaggio, aspettare la risposta, dettare il testo dell SMS, aspettare la risposta, indicare il numero o il nome a cui inviarlo, aspettare la risposta e infine inviare l’SMS (ammesso che il tutto venga fatto sotto copertura 3G e che parliate la stessa lingua del programma) non è sicuramente veloce ed immediato come scrivere il testo a mano con le nuove tastiere predittive ormai molto affinate. Sebbene gli input possano essere più veloci di quanto descritto, a nostro avviso la tecnologia Vocale, per come è stata proposta fino ad oggi, è ben lontana dal poter essere utilizzata nella vita quotidiana in modo costruttivo. Se siamo all’aperto poi, le possibilità che il telefono capisca realmente quello che stiamo dicendo si riducono ancora e alla fine, dopo i primi entusiasmi e prove, ci rendiamo conto che si fa prima a sbloccare il telefono e a fare due click che a parlarci direttamente.
Premesso questo, apprezziamo comunque gli sforzi fatti sia dai produttori che dai developers per andare verso l’interazione vocale con un dispositivo. Cercando di proporre qualcosa di veramente “intelligente”, arriva SILVIA, il nuovo assistente vocale in fase di sviluppo per Android.
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Molti di noi avranno visto/letto che Google sta unificando le norme sulla privacy legate alle proprie applicazioni e servizi, ma le ragioni di questo cambiamento non sono ben chiare. Ci sono però delle speculazioni che assocerebbero questo cambiamento all’arrivo di Majel l’assistente vocale made in Google. Ma per quale motivo Google avrebbe bisogno di fare questa modifica sulla privacy per Majel?
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